Il Formulario Standard (FS) della ZSC attualmente vigente riporta la presenza di 7 habitat di interesse comunitario (Allegato 1 della Direttiva Habitat), appresso elencati:
▪ 5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici
▪ 6210 () Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) ( notevole fioritura di orchidee) –> sia nella forma prioritaria che non prioritaria
▪ 6220* Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
▪ 8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
▪ 8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
▪ 9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
▪ 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
Nel Formulario standard attuale non sono indicate specie vegetali di interesse comunitario elencate nell’Allegato 2 della Direttiva Habitat).
Nel campo “Altre specie importanti” non sono indicate nemmeno specie elencate negli Allegati 4 e 5 della Direttiva. E’ riportata invece Alnus cordata, specie arborea piuttosto comune nel territorio del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e nella Campania meridionale, oltreché presente ormai in tutta Italia seppure come specie alloctona naturalizzata. In tal senso è una specie di interesse conservazionistico ridotto mentre conserva il suo interesse fitogeografico.
Habitat di interesse comunitario presenti nel sito
I rilevamenti della vegetazione eseguiti in campo hanno consentito di aggiornare i dati di presenza, distribuzione e stato degli habitat di interesse comunitario (All.1 della Direttiva Habitat) segnalati nel Formulario standard del sito.
Attraverso queste informazioni è stato possibile produrre la Carta degli habitat di interesse comunitario derivandola dalla Carta fisionomica della vegetazione sopra descritta.
In quest’ultima carta sono state infatti selezionate, anche attraverso opportune verifiche con quanto riportato in letteratura (Biondi et al., 2009; Biondi et al., 2012; Angelini et al., 2016), le formazioni vegetazionali riconducibili ad habitat di interesse comunitario e ad ognuna di esse è stato associato il rispettivo codice habitat.
Più di un terzo della superficie del sito è coperta da formazioni vegetazionali riconducibili agli habitat di interesse comunitario segnalati nel Formulario standard.
La dinamica della vegetazione ha sicuramente apportato delle modifiche in questo sito negli ultimi decenni a causa appunto della riduzione delle pratiche agro-pastorali e tale fenomeno ha interessato molto probabilmente anche alcuni habitat di interesse comunitario. Confrontando le foto aeree di annate diverse è ben visibile in diverse aree l’avanzamento della copertura legnosa (in particolare arbusteti decidui e macchia mediterranea) sulle zone aperte prative, quindi anche a discapito dei suddetti habitat.
5330 Arbusteti termo‐mediterranei e predesertici
Caratterizzazione generale
Questo habitat è rappresentato nel sito in esame da formazioni erbacee discontinue dominate da Ampelodesmos mautitanicus graminacea di taglia grossa molto diffusa in ambito mediterraneo in contesti caldo-aridi, costieri e sub-costieri, o anche all’interno dove la litologia e morfologia dei versanti, l’esposizione e i suoli sottili e detritici ne consentono l’insediamento. Si tratta di praterie generalmente secondarie legate dinamicamente alle formazioni arbustive della macchia mediterranea e ai boschi di leccio (in alcuni casi anche ai boschi di roverella più xerici). Ampelodesmeti primari sono presenti in limitati contesti non rilevabili nel sito in esame, dove figurano invece esclusivamente nella forma secondaria favorita dagli incendi e dal pascolo, cioè dagli usi del suolo di tipo agro-silvo-pastorale tradizionali. La riduzione del carico di pascolo e della frequenza degli incendi determina l’evoluzione verso formazioni arbustive e forestali in taluni casi molto rapida in altri più lenta a seconda delle situazioni stazionali più o meno favorevoli.
6210 () Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco ‐Brometalia) ( notevole fioritura di orchidee)
Caratterizzazione generale
L’habitat si presenta nel sito con formazioni erbacee dominate da emicriptofite, cioè specie perenni, generalmente graminacee (in particolare Bromopsis erecta e/o Brachypodium rupestre). Si tratta di praterie aride e semi‐aride piuttosto ricche di specie (molte leguminose e composite oltre alle graminacee), anche con facies camefitiche (cd. pseudo-garighe), che si sviluppano soprattutto su substrati calcarei, in alcuni contesti anche su substrati di altro litotipo. E’ un habitat tipicamente collinare e montano appenninico ma si osserva anche in alcune aree della regione alpina. Come il precedente, è un habitat riconducibile a praterie generalmente secondarie, legate dinamicamente a formazioni arbustive e forestali decidue (querceti, ostrieti, boschi misti di latifoglie, faggete). I passati usi del suolo di tipo agro-silvo-pastorale tradizionali ne hanno espanso fortemente la superficie, altrimenti in condizioni naturali piuttosto relegata a contesti particolari. Anche in questo caso la riduzione del carico di pascolo che si osserva negli ultimi decenni sta favorendo il recupero delle formazioni arbustive e forestali, molto veloce dove il suolo non è stato eroso eccessivamente, altrimenti piuttosto lenta.
L’habitat 6210 è considerato prioritario, ai sensi della Direttiva Habitat, dove è presente un contingente importante di orchidacee spontanee (popolazioni abbondanti, ricchezza di specie, presenza di specie rare). Nel sito in esame sono state rilevate alcune praterie che corrispondo a questa condizione, però non è possibile escludere che anche altre praterie non abbiano questi requisiti, semplicemente perché la necessità di concentrare la campagna di rilevamento ad una sola stagione vegetativa non ha consentito di poter rilevare tutte le praterie nello stretto intervallo temporale di massima fioritura delle orchidacee, altrimenti difficilmente osservabili o determinabili. Inoltre la scorsa primavera 2022 è stata caratterizzata da condizioni meteoclimatiche estreme in termini di aridità che hanno condizionato fortemente lo sviluppo di tante specie o ne hanno modificato la fenologia. Per tali ragioni si ritiene per ragioni precauzionali di considerare tutto l’habitat nella forma prioritaria, rinviando ai monitoraggi periodici futuri l’eventuale distinzione di stazioni prive dei requisiti di priorità.
Spesso, l’habitat si presenta a mosaico con formazioni erbacee dominate da terofite (piante annuali) riconducibili all’habitat 6220, in particolare laddove gli affioramenti rocciosi e i suoli sottili e ricchi in detrito sono rilevanti. Nelle praterie discontinue si manifesta questa situazione, non separabile a livello cartografico.
6220* Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero‐Brachypodietea
Caratterizzazione generale
A questo habitat sono ricondotte le praterie xerofile discontinue, mediterranee e submediterranee, terofitiche, che si sviluppano su suoli sottili e poco evoluti (o erosi), perlopiù su substrati calcarei. Anche alcune formazioni dominate da graminacee perenni (ad es. Brachypodium retusum, Poa bulbosa) ma ricche in terofite sono ricondotte a questo habitat. La graminacea tipica delle comunità annuali è invece Brachypodium distachyon.
Sono formazioni piuttosto ricche di specie ma limitate in termini spaziali essendo spesso a mosaico con altre formazioni erbacee (anche di gariga negli ambienti costieri o schiettamente mediterranei). Sono in molti casi primarie ma nel sito in esame sono da considerare essenzialmente secondarie e infatti sono in gran parte a mosaico con le praterie dell’habitat 6210 o comunque in situazioni trasformate dagli usi agro-silvo-pastorali tradizionali. In tal senso, anch’esse sono minacciate dall’evoluzione della vegetazione che riduce la luminosità al suolo, aumenta l’umidità edafica e la trofia dei suoli e esclude rapidamente le comunità tipiche dell’habitat. Il pascolo e gli incendi favoriscono il mantenimento e l’espansione di queste comunità purché non intervengano fenomeni di erosione del suolo o di disturbo tali da compromettere anche tali comunità pioniere.
8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
Come anticipato sopra, nel sito in esame non sono presenti ambienti rupicoli estesi o pareti rocciose che consentono la colonizzazione da parte di specie casmofitiche e comofitiche tali da costituire delle comunità riconducibili all’habitat 8210. Sono presenti molti affioramenti del substrato roccioso carbonatico ma non nella morfologia tale da favorire lo sviluppo dell’habitat. Sono stati cartografati solo due piccoli poligoni che hanno caratteristiche abiotiche favorevoli ma non sono state rilevate comunità vegetali tipiche dell’habitat in quei contesti (che rimangono comunque validi come siti potenziali per l’habitat).
Per le ragioni suddette si ritiene di dover considerare non rappresentativa la presenza di questo habitat nel sito. In tal senso nel Formulario standard l’habitat andrebbe declassato a livello di Rappresentatività da B a D.
9210* Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
Caratterizzazione generale
Habitat legato alle formazioni forestali temperate oceaniche dominate da Fagus sylvatica, in particolare quelle che presentano nello strato dominato esemplari o popolazioni di Taxus baccata e/o Ilex aquifolium. Vengono considerate riconducibili all’habitat anche le faggete in cui per ragioni selvicolturali non sono più presenti esemplari di tasso o di agrifoglio ma in cui sono presenti le potenzialità per dette specie, le quali potrebbero spontaneamente tornare a svilupparsi o potrebbero essere oggetto di azioni mirate di reintroduzione.
Come tutti i boschi presenti nel sito in esame, anche le faggete sono state condizionate nel tempo dalle attività selvicolturali, ma in molti casi si tratta di forme di gestione ad alto fusto, dove i cicli di taglio sono molto più lunghi che nei boschi cedui, a beneficio di una maggiore tranquillità e naturalità del bosco in termini ecosistemici generali, meno in termini floristici visto che spesso queste faggete sono monoplane o piuttosto coetaniformi e quindi con una struttura verticale poco articolata che penalizza molte specie vegetali (ma anche di altri gruppi tassonomici).
Tenuto conto che i rilievi montuosi in questo sito sono poco elevati in altitudine, le faggete sono abbastanza limitate come estensione e inoltre la vicinanza al mare, i bioclimi locali e la morfologia dei versanti favoriscono altre formazioni forestali anche in contesti altitudinali di pertinenza del faggio nelle aree più interne, più temperate. Il sito infatti è molto più favorevole per l’insediamento di boschi di querce caducifoglie e di latifoglie miste nelle porzioni mesomediterranee e mesotemperate, mentre nei contesti più mediterranei prevalgono i boschi sempreverdi a leccio.
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
Tale habitat è legato alle formazioni forestali mediterranee dominate da Quercus ilex, quercia sempreverde molto diffusa nelle porzioni costiere della Penisola, presente anche nelle zone interne dove le condizioni morfologiche e litologiche determinano delle situazioni di termicità e xericità che favoriscono il leccio in un contesto di tipo temperato.
Nel sito in esame, come in molti altri territori, le leccete sono boschi gestiti soprattutto a ceduo, con turni di taglio brevi e quindi disturbo frequente, ridotta articolazione strutturale, ridotta naturalità, alta densità, scarsa presenza di sottobosco erbaceo, ecc. Tale gestione selvicolturale determina delle ripercussioni notevoli quindi sull’ecosistema forestale, che è molto più semplificato e “povero” di quello che sarebbe in situazioni naturali o nel caso di gestioni a fustaia con prelievo di tipo naturalistico.
L’estensione dei boschi di leccio è discreta in questo sito per via delle altitudini non elevate, dei substrati carbonatici, delle pendenze di alcuni versanti, della vicinanza al mare e anche degli usi selvicolturali stessi che in diversi casi favoriscono il leccio in contesti di potenzialità per altre specie arboree (roverella e carpino nero in particolare). All’estensione non corrisponde, per quanto detto, una paragonabile qualità naturalistica che penalizza questo habitat, migliorabile con opportune rimodulazioni della gestione.
Altri habitat
Infine, come indicato nel paragrafo metodologico (3.2.2.1), sono state rilevate nel sito delle formazioni vegetazionali che sono potenzialmente riconducibili ad altri habitat di interesse comunitario al momento non contemplati nel Formulario Standard. Si tratta, oltre ai castagneti già richiamati all’inizio di questo paragrafo, delle formazioni a dominanza di Quercus cerris, associabili all’habitat 91M0 Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere, e di quelle a dominanza di Quercus pubescens, associabili all’habitat 91AA* Boschi orientali di quercia bianca.
Escludendo i castagneti, che non si ritiene abbiano attualmente i requisiti qualitativi per poter essere riconosciuti quali habitat 9260 Boschi di Castanea sativa, alcuni querceti caducifogli di cerro o di roverella potrebbero essere riconosciuti quali habitat di interesse comunitario. Questa decisione richiede però delle ulteriori valutazioni non tanto scientifiche quanto di opportunità in quanto aumenterebbe il numero di habitat da dover gestire in uno scenario in cui diversi habitat già indicati nel Formulario necessitano di interventi di miglioramento della struttura e funzioni e per alcuni sarà forse necessario mettere in atto delle misure di recupero della superficie persa per via dell’evoluzione spontanea della vegetazione osservata negli ultimi anni.